Dal 2018 l’assegno sociale a 66 anni e 7 mesi

A partire dal 1° gennaio 2018 aumenta di un anno l’età anagrafica per ottenere l’assegno sociale. Si passerà da 65 anni e 7 mesi a 66 anni e 7 mesi: lo prevede la riforma Fornero.

Un anno in più, un anno di attesa senza alcun sostegno economico.

L’assegno sociale è una prestazione assistenziale, è nata nel 1996 in sostituzione della pensione sociale.

Coloro i quali, uomini e donne, al compimento del 65° anno di età non raggiungevano il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia, potevano ottenere l’assegno sociale se rispettati i limiti di reddito personale e coniugale.

L’accesso all’assegno sociale era l’estrema ratio, riservato quindi a chi, in grave disagio economico, non aveva fonti di reddito previdenziale non avendo raggiunto i contributi per la pensione di vecchiaia.

Nel linguaggio comune l’assegno sociale veniva considerato la pensione delle casalinghe. Perché spesso accadeva che le donne, con l’arrivo del primo figlio, finivano per dedicarsi esclusivamente alla famiglia e quindi non raggiungevano i 15 o i 20 anni di contribuzione.

Dal 1° gennaio 2018

La riforma Fornero per quanto riguarda l’assegno sociale ha previsto che:

  • al requisito anagrafico dei 65 anni vada applicato l’incremento dell’aspettativa di vita;
  • nel 2018 scatti l’aumento di 1 anno.
Anni Nuovo requisito anagrafico
1996 – 2012 65 anni
2013 – 2015 65 anni e 3 mesi
2016 – 2017 65 anni e 7 mesi
2018 66 anni e 7 mesi
2019 – 2020 67 anni (se confermata aspettativa vita 5 mesi)

 

Dal 2018 l’età pensionabile per uomini e donne, lavoratori e lavoratrici del settore pubblico e del settore privato, sarà per tutti uguale a 66 anni e 7 mesi. E questa età corrisponderà anche al requisito anagrafico per l’assegno sociale.

L’assegno sociale quindi perderà la funzione di “accompagnamento” alla pensione di vecchiaia acquisita d’ufficio negli ultimi anni e tornerà ad essere riservata a chi non ha contributi sufficienti per la pensione.

Questo vuole dire che l’unico strumento possibile di flessibilità nel 2018 sarà l’APe Sociale, ovviamente nel rispetto dei requisiti anagrafici e amministrativi previsti.

Nel 2018 partirà il REI, il nuovo strumento di lotta alla povertà, ma povertà e disagio economico rappresentano diverse condizioni di vita. REI e Assegno sociale sono strumenti di sostegno diversi per finalità e per requisiti di accesso.

 

APPROFONDIMENTO

Comunicato stampa delle Acli del 30 ottobre 2017

WELFARE

Innalzamento età assegno sociale: Acli, “non creiamo nuovi poveri!”

“Non creiamo nuovi poveri!”: lo dichiara Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà in Italia, commentando la notizia che a partire dal 1° gennaio 2018 aumenterà di un anno l’età anagrafica per ottenere l’assegno sociale. Si passerà da 65 anni e 7 mesi a 66 anni e 7 mesi. A prevederlo è la riforma Fornero: un anno in più di attesa senza alcun sostegno economico. “Si tratta di una notizia tanto grave quanto sottostimata – afferma Emiliano Manfredonia, presidente del Patronato Acli – che lascerà in evidenti condizioni di disagio economico e sociale decine di migliaia di cittadini, senza alcuna prestazione assistenziale di sostegno. L’attesa di un anno è insostenibile. È quanto mai urgente un intervento normativo di abrogazione di questa parte della riforma Fornero, in palese contraddizione alla lotta alla povertà”.
Dal primo gennaio 2018 ci sarà l’avvio del Rei, il Reddito d’inclusione, ma “si tratta – conclude Rossini – di misure con finalità e beneficiari diversi. Non è possibile lasciare da soli cittadini senza alcuna garanzia minima”.

Il comunicato sul sito delle Acli