Giovani e pensioni: verso l’assegno minimo?

È di ieri la proposta del governo, per garantire a chi andrà in pensione integralmente con il sistema contributivo, una rete di sicurezza che assicuri un assegno minimo da 650 euro, in caso i contributi versati non siano sufficienti a raggiungere questa soglia.

Si tratta di proposte, come abbiamo detto, annunciate al tavolo Governo – Sindacati.

Riguarderanno i giovani, i titolari di posizioni della gestione separata oltre a tutti coloro i quali, nel nostro Paese, hanno iniziato a lavorare dopo il 31/12/1995, data a partire dalla quale il sistema di calcolo pensionistico passa da retributivo a contributivo.

La pensione di vecchiaia ordinaria oggi è liquidata se oltre ad avere maturato l’età pensionabile (66 anni e 7 mesi) e il requisito contributivo minimo (20 anni), si è raggiunto un importo minimo 1,5 volte l’assegno sociale (circa 670 euro).

La proposta è quella di abbassare questo tetto a 1,2 volte l’assegno sociale (€ 538) e di introdurre un sistema di garanzia che assicuri importi mai inferiori a 650 euro, indipendentemente dai contributi versati.

Questo significa che un numero maggiore di persone con carriere lavorative povere potranno accedere alla pensione normale, senza dover aspettare altri quattro anni (oggi la soglia è fissata a 70 anni e 7 mesi, ma salirà anche questa) per prendere la pensione posticipata che spetta, con un minimo di 5 anni di contributi, a coloro che non hanno maturato l’importo minimo per la pensione normale.

Il Governo non sembra abbia invece previsto di abbassare l’importo minimo (2,8 volte l’assegno sociale) per chi vorrebbe accedere alla pensione di vecchiaia contributiva (63 anni e 7 mesi).

Il tavolo Governo – Sindacati si incontrerà ancora la settimana prossima.

Sono diversi e importanti gli argomenti che potrebbero essere affrontati.

L’APe sociale, per la quale chi ha fatto domanda entro il 15 luglio attende l’elaborazione della graduatoria entro il 15 ottobre, è uno di questi. Le domande sembra abbiano superato la copertura prevista e i “ritardatari” possono ancora comunque presentare l’istanza sapendo che, solo a condizione che le risorse stanziate non siano esaurite, potranno accedere al beneficio.

I tempi per l’avvio dell’APe volontario (per il quale non è ancora uscito il decreto attuativo e devono essere ancora sottoscritte le convenzioni con ABI e ANIA).

Si parla molto in questi giorni anche di pensione anticipata per le donne. Ci potrebbe essere una proroga o istituzionalizzazione dell’opzione donna o ancora una APe ad hoc per le donne o per chi si occupa di familiari disabili o anziani.

Altro tema su cui ci possiamo aspettare un confronto è quello dell’aspettativa di vita l’aspettativa di vita. Per effetto della Riforma Fornero dal 1° gennaio 2019 l’età pensionabile si alzerà a 67 anni rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi.

Su lavori usuranti e/o gravosi potrebbe esserci qualche novità ma è ancora presto, forse, per sapere di che tenore.

 

Qui puoi leggere il comunicato stampa delle ACLI