Infortuni e malattie professionali del primo SEMESTRE 2017

INPS ed INAIL hanno pubblicato i dati relativi ad occupazione e denunce di infortuni e malattie professionali del primo SEMESTRE 2017.

Tanto risalto è stato dato all’aumento dell’occupazione comunicato dall’Osservatorio sul precariato; è chiaro il dato è confortante, sebbene di dimensioni non esaltanti, perché il primo dopo tanti anni.

Poco è invece il risalto avuto dai dati INAIL: le denunce degli infortuni e delle malattie professionali sono tornate ad aumentare.

Rispetto al primo semestre 2016 l’aumento delle denunce di infortuni è stato dell’1,3% e ciò che è ancor più grave ed allarmante è l’aumento delle morti bianche, vale a dire l’aumento degli infortuni mortali sul lavoro che non vedono una mano formalmente responsabile dell’accaduto. Si tratta di un aumento del 2,6% rispetto allo scorso anno.

Ci sono stati 591 morti tra gennaio e luglio: 3 lavoratori che ogni giorno sono usciti da casa per andare al lavoro e che non hanno fatto ritorno o per un infortunio in itinere, o, soprattutto, per un incidente avvenuto nel luogo di lavoro.

Alla luce della normativa che negli anni è molto cambiata su questi temi, sul lavoro dovrebbe esserci sempre maggior sicurezza, sia per le procedure che dovrebbero essere applicate, sia per la formazione obbligatoria dei lavoratori e per i sistemi e gli ausili di prevenzione esistenti.

A Singapore dal 3 al 6 settembre si è tenuto il XXI Congresso Mondiale Sulla Sicurezza e la Salute dei lavoratori organizzato (con cadenza triennale) dall’Organizzazione Internazionale per il Lavoro (ILO International Labour Organization) e dall’Associazione Internazionale per la Sicurezza Sociale (ISSA International Social Security Association). Anche in campo internazionale i dati non sono confortanti.

L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute nei luoghi di lavoro (EU-OSHA) ha presentato al Congresso il risultato di uno studio relativo ai costi degli infortuni per mancanza di sicurezza fatto nei paesi Europei.

La direttrice dell’Eu-Osha, Christa Sedlatschek si è così espressa: “Il lavoro sicuro e rispettoso della salute è un diritto umano fondamentale, ma queste nuove stime dei costi relativi a misure scarse o inesistenti in materia di SSL dimostrano che le ragioni economiche della SSL non sono mai state così forti. I problemi di salute e gli infortuni legati al lavoro generano un costo per l’Unione europea pari al 3,3 % del suo PIL, ossia 476 miliardi di euro ogni anno, che potrebbero essere risparmiati adottando le giuste strategie, politiche e pratiche in materia di sicurezza e salute sul lavoro”.

La sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro è fondamentale e riguarda tutti.

Non è il problema del singolo datore di lavoro o del singolo lavoratore infortunato, ma è un problema della società intera. È un costo sociale molto elevato.

Se siamo nell’epoca della massima flessibilità e mobilità dei lavoratori, ciò non vuole dire che si debba accettare che venga meno l’attenzione sulla sicurezza e sulla formazione dei lavoratori in ordine ai rischi e all’utilizzo delle corrette procedure e dei macchinari. La prevenzione è fondamentale.

L’investimento per creare nuova occupazione deve essere strettamente legato a quello nella sicurezza e prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro.

Non è banale ricordare che l’INAIL attraverso gli annuali Bandi ISI rende disponibili contributi a chi investe in sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, che la legge prevede e ha reso obbligatoria la formazione per i lavoratori e che è fondamentale l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza.