Relazione annuale del Presidente dell’Inail sui dati 2016

Massimo De Felice, Presidente dell’INAIL, ha presentato a Montecitorio qualche giorno fa la relazione annuale riferita all’attività del 2016.

Primi dati e tendenze

Sono diminuite le denunce di infortuni mortali passate dalle 1286 del 2015 a 1.104. Nel 2012 erano state 1364 .

Tornano ad aumentare, anche se di poco, le denunce di infortunio (non mortale) dopo alcuni anni: dalle 637.144 del 2015 a 641.345. Come di consueto la gestione Industria e servizi registra il numero più alto di denunce: 500.621 (più del 78%).

Dove

Nessuna novità per quanto riguarda la localizzazione degli infortuni sul lavoro. Le denunce provengono in gran parte dal nord Italia e sono così distribuite: 187.464 nel nord ovest e 199.652 nel nord est, 125.522 nel centro, 85511 al Sud e 42.896 nelle Isole.

Fasce di età

Le fasce di età maggiormente colpite risultano quelle in età compresa tra i 40 ed i 55 anni:

40-44 = 79.814

45-49 = 82.151

50-54 = 81.819

Tendenza delle conseguenze degli infortuni

Dal punto di vista delle conseguenze possiamo dire che dei 419.390 infortuni riconosciuti dall’INAIL,

  • l’85% non hanno avuto riconosciuto alcun danno biologico, ma solo indennità per inabilità temporanea assoluta;
  • l’8,9% hanno avuto un danno biologico in franchigia (1-5%), ed anche in questo caso il lavoratore infortunato ha percepito solo l’indennità per inabilità temporanea assoluta;
  • il 4,6% un danno biologico liquidato di capitale (6-15%);
  • l’1,2 % un danno biologico liquidato in rendita (> 16 %).

Le malattie professionali

Per quanto riguarda le malattie professionali in questo caso continua il trend in aumento delle denunce che passa da 58.918 nel 2015 a 60.260 nel 2016 (46.286 nel 2012).

Per il 33% è stata riconosciuta la causa professionale, mentre il 4% risulta ancora in istruttoria. Anche in questo caso la gestione che è maggiormente coinvolta è quella dell’industria e dei servizi con 46.962 denunce nel 2016 contro le 45.848 del 2015.

Risulta nel centro Italia il maggior numero di malattie professionali denunciate con 18.550 istanze, a seguire il sud con 13.735, il nord est con 12.902, le isole con 7.713 ed infine il nord ovest con 7.360 denunce. Sarebbe bello capire se questa localizzazione dipenda dalle dimensioni delle aziende, piuttosto che dai dispositivi di sicurezza o da altri fattori.

Come per gli anni precedenti, anche nel 2016 le denunce di malattie professionali del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo sono state oltre il 63% delle patologie denunciate: 38.414 denunce.

Queste patologie sono quelle che interessano gli arti superiori, quelli inferiori e la colonna vertebrale, come è facile intuire sono veramente numerose le lavorazioni che possono determinarne l’insorgenza: si pensi ad esempio quelle svolte dagli addetti alle catene di montaggio, assemblaggio e cablaggio, da chi ha compiti di carico e scarico con ritmi prefissati, da chi è addetto al confezionamento di prodotti, da chi svolge l’attività di parrucchiere così come lavoratori edili, marmisti, falegnami ecc.

Sappiamo – e gli stessi medici lo confermano – che in Italia il fenomeno delle malattie professionali è sottostimato.

Noi riteniamo che non ci sia sufficiente conoscenza dell’ambito operativo della tutela INAIL.

E questo riguarda sia i lavoratori che gli addetti ai lavori. Spesso è lo stesso lavoratore ad essere reticente nel segnalare la presenza di una probabile origine professionale di una patologia temendo ripercussioni da parte del datore di lavoro.

Parlare con il proprio medico anche del proprio lavoro (ritmi, mansioni, posture, ecc) aiuta a valutare la probabile origine lavorativa di una patologia.

Il datore di lavoro paga un premio che dee coprire sia i rischi da infortunio che quelli delle malattie professionali.

Non va dimenticato che il datore di lavoro, laddove necessario può fruire dei contributi INAIL per gli interventi di prevenzione e sicurezza del luogo di lavoro. Ma anche l’accesso ai fondi per la prevenzione e la sicurezza è ancora misconosciuto ai datori di lavoro e dai loro assistenti.

Al Patronato Acli perché

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Puoi consultare la Relazione annuale INAIL 2016 qui