Storie di ricongiungimento familiare: Nadejda C. dalla Repubblica Moldova

Questa è una storia di ricongiungimento familiare forse un po’ insolita. La protagonista è una pensionata moldava, Nadejda C., madre di sei figli. Di nessuno dei suoi figli, però, può godere la vicinanza. “Non ho avuto molte possibilità di aiutarli dal punto di vista economico, mi sono trovata ben presto da sola a dover badare a tutta la famiglia, fra mille difficoltà e incertezze sul futuro. Cosi tutti i miei figli, una volta diventati grandi, si sono trovati costretti ad emigrare all’estero, chi in Italia, chi in Germania, alla ricerca di un futuro migliore”, ci racconta con dignitoso e appena accennato trasporto la donna.
Fino a qualche anno fa lavorava in un asilo, in un piccolo paese vicino a Carpineni, regione moldava fra le più coinvolte dai processi di emigrazione. Le piaceva molto il suo lavoro, ma ha dovuto rinunciarvi visto che non riceveva più alcuna forma di stipendio, e questo le era diventato insostenibile. Anche perché nel frattempo doveva prendersi cura della sua anziana madre, già gravemente malata e non più autosufficiente. E c’era da dover badare ai suoi primi due nipotini, che erano rimasti con lei in attesa che i loro genitori completassero le pratiche per il ricongiungimento familiare.
Sono passati diversi anni da allora: dei suoi sei figli, cinque oggi sono in Italia e uno in Germania. Intanto la vita le ha regalato la gioia di altri undici nipotini, che sono il suo vanto più grande. Ora la sua unica ambizione è quella di dedicare tutto il tempo e l’energia che le rimangono alla cura dei suoi figli e dei suoi nipoti. Non ha altro da chiedere a se stessa e alla sua vita.
Ci racconta le difficoltà di andare e venire dall’Italia: “Sono stata diverse volte in Italia, dai miei figli, per aiutarli con i bambini. Non è mai stato facile spostarmi, per tutte le complicazioni relative al visto, che prima aveva una durata massima di un mese. Dal 2014, con il passaporto biometrico, posso rimanere in Italia per due mesi, ma devo sempre stare molto attenta e accorta nel rispettare le varie procedure, delle quali capisco ancora ben poco”.
Il pensiero ritorna ai suoi nipotini e ci descrive le problematiche del loro inserimento nel tessuto sociale italiano. Per chi non è nato in Italia c’è stato naturalmente il problema della lingua, ma soprattutto le paure di non sentirsi pienamente accettati; da qui l’ansia di doversi omologare ai loro coetanei in fatto di vestiti e abitudini di vita.
Nadejda C. cerca di rassicurare i suoi nipoti ricordano loro che ogni cosa vuole il suo tempo e che ognuno deve sentirsi valorizzato in ciò che lo rende diverso e unico dagli altri, perché la diversità è un valore che arricchisce il confronto e la comunicazione con gli altri. Le viene però facile farsi ascoltare e persuadere i suoi piccoli: sia i suoi nipotini che i suoi figli nutrono rispetto e adorazione per lei, che è un po’ un monumento per tutta la famiglia. Ciò che le dispiace è di non riuscire a comunicare al meglio con i suoi cari, poiché conosce ancora troppo poco l’italiano. Ma la fortuna ha voluto che si imbattesse nel Progetto Form@, che si è preso carico della sua situazione e le sta fornendo preziose ore di formazione sia linguistica che civico-culturale.
Si sente ora di conoscere meglio il Paese dei suoi nipoti, l’Italia, che le sembra più vicino e familiare. La Costituzione italiana le sembra il libro dei sogni, ma ha imparato bene che quello che vi trova scritto al suo interno vive e va fatto vivere nella realtà di tutti i giorni, che è una realtà diversa e certo migliore di quella del suo Paese.
Quello che è certo è che con il disbrigo della procedura di ricongiungimento familiare verranno meno i problemi con i visti. Tutto sarà più facile e immediato, e non dovrà più sacrificare il tempo da dedicare alla cura dei suoi nipotini sull’altare di astrusi vincoli burocratici.

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