PREMIO SATTA, L’INTERVISTA AL DIRETTORE GENERALE NICOLA PRETI

Il Patronato ACLI, per onorare la memoria di Salvatore Satta e per promuovere lo studio e la ricerca delle nuove generazioni sui temi della previdenza sociale promuove un premio per la miglior tesi di laurea nella materia.
Il premio, pari a 5.000 euro, è rivolto ai laureati di atenei nazionali che hanno conseguito una laurea magistrale/specialistica, magistrale a ciclo unico nel periodo compreso tra il 15 dicembre 2020 e il 31 dicembre 2021 inclusi, nonché chiunque abbia conseguito nel medesimo periodo titoli di studio equipollenti in un Paese straniero, comunitario o extracomunitario, discutendo un elaborato sulle tematiche indicate, che riguardano appunto la materia previdenziale. Ne abbiamo parlato con il Direttore Generale del Patronato, Nicola Preti.

Nicola Preti, che ricordo ha di Salvatore Satta?
Salvatore Satta ha lavorato nel Patronato ACLI per 40 anni: da giugno del 1974 alla fine del 2013. È stato un vero e proprio cultore della materia previdenziale. Salvatore è ricordato da tutti nel Patronato ACLI come un Maestro, con la M maiuscola. Io sono uno dei suoi tantissimi allievi. Tra lo studioso e il formatore credo che in lui abbia prevalso l’indole del formatore. Dotato di rara umanità, spiccava per la capacità di trasferire il sapere ai più giovani, di semplificare i concetti senza banalizzarli, mantenendo il rigore scientifico dell’approccio alla materia del diritto previdenziale. Non si è mai trattato per lui di insegnare unicamente il mestiere dell’operatore di Patronato. Era qualcosa di più. Aveva un dono in tal senso.
Come è nata l’idea di un premio?
Abbiamo perso Salvatore a inizio aprile, per una malattia del moto neurone che lo ha costretto a letto dal 2014. Vi racconto questo dettaglio perché sappiate chi è stato Salvatore Satta per il Patronato ACLI. Casa sua a Savona è stata meta di un vero pellegrinaggio di operatori, amici, direttori, collaboratori. Per sei lunghi anni.
Per onorare la sua memoria non avremmo potuto fare una targa o dedicargli una sala. Abbiamo pensato a qualcosa che avrebbe apprezzato. Un aiuto a un giovane che si impegnasse a studiare la materia che Salvatore ha amato per 40 anni. Da lì, su suggerimento del prof. Giubboni, l’idea di partire con un premio per una tesi di laurea. Abbiamo anche un secondo fine. Né recondito, tanto meno disdicevole, a mio avviso.
Vorremmo che questa iniziativa non fosse solo una celebrazione, la consegna di una pergamena e di un assegno, ma ci piacerebbe che diventasse un primo passo per contribuire al dibattito sul sistema previdenziale italiano.
Volete iniziare a cambiare la Previdenza in Italia?
Nella prefazione di uno studio condotto da Salvatore su incarico della Presidenza Nazionale del Patronato, che sfociò in un convegno in aprile del 2011, c’è uno spunto ancora attuale. Gli fu chiesto di immaginare una previdenza fondata su basi non contributive. Gli sembrò uno spunto interessante, ma quasi solo provocatorio. Finché non si accorse che le ragioni per avviare una riflessione del genere potevano prendere le mosse “dall’analisi disincantata dell’esperienza degli operatori del Patronato ACLI”. Per chiarire il senso, citò il caso di un pensionato con una prestazione di importo molto basso, a fronte del quale un operatore di Patronato può attivare le domande e i diritti più disparati (e li elencò): è l’esempio del guazzabuglio di misure che si perdono in mille distinguo delle norme e della prassi, all’interno del quale siamo costretti a muoverci.
Quell’esperienza, la complessità e la numerosità dei casi e delle situazioni che affrontiamo ogni giorno nei nostri uffici (pensate che nel 2020 sono state 3,4 milioni le persone che ci hanno interpellato), possono avere un valore nel dibattito previdenziale oggi? Per noi quelle esperienze costituiscono la traduzione pratica del nostro compito, il dare concretezza al ruolo di rango costituzionale che la Consulta ci ha attribuito nel 2000. Ci piacerebbe, se ritenete anche voi che possa essere utile e preziosa, mettere a disposizione la nostra esperienza e vedere se, assieme al sapere accademico che voi rappresentate, non ne possa derivare qualcosa di buono per il Paese, per il legislatore, per chi costruisce le misure che debbono essere le risposte ai bisogni reali dei cittadini.

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