In questo periodo emergenziale l’esigenza di assumere collaboratori familiari si fa sempre più pressante.
Perché? I motivi sono vari, facciamo un esempio: come sappiamo gli spostamenti di tutti sono controllati e devono essere giustificati, questo rende necessaria la regolarizzazione di lavoratori domestici “in nero” che prima risultavano sommersi o difficilmente rintracciabili.
Altri bisogni nascono invece dalle difficoltà quotidiane della rete familiare, dove le occupazioni prima ricoperte dal caregiver oggi richiedono il supporto di un collaboratore che possa sostituirli o coadiuvarli nella cura di persone anziane o diversamente abili, che hanno la necessità di essere assistite presso il proprio domicilio.
Vediamo insieme come si può assumere un collaboratore familiare.
Oggi è possibile assumere un collaboratore familiare?
Si, perché il lavoro domestico non rientra tra le categorie sospese dal DPCM. Il lavoro però dovrà essere svolto con assoluto rispetto delle norme previste sul distanziamento sociale – quando e dove possibile – e sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
Quali sono i livelli e la paga?
La paga minima contrattualmente stabilita e l’orario settimanale variano in base all’esperienza e alle mansioni che un collaboratore domestico è chiamato a svolgere.
Per i contratti ad ore non esiste un minimo orario da rispettare, mentre nei contratti in regime di convivenza i limiti orari variano in ragione del livello da ricoprire.
A seconda delle mansioni svolte e del grado di specializzazione, colf (si occupano degli spazi dell’abitazione familiare) e badanti (prestano supporto all’assistito e si occupano della pulizia dei locali in cui vive) possono essere inquadrate in quattro livelli e a ciascuno corrispondono due parametri: normale e super (quando si parla di mansioni rivolte alla cura della persona).
Vediamo nel dettaglio i livelli:
A e AS: sono i collaboratori familiari sprovvisti di esperienza professionale. Nel livello A ritroviamo colf, addetti alle pulizie, aiuto cucina (ecc..), mentre nel livello AS incontriamo baby-sitter e addetti alla compagnia.
B e BS: sono i collaboratori familiari che, in possesso della necessaria esperienza, svolgono con specifica competenza le proprie mansioni ma soltanto a livello esecutivo. Nel livello B possono essere inquadrati collaboratori generici polifunzionali, camerieri, giardinieri (ecc..), mentre nel livello BS gli assistenti a persone autosufficienti.
C e CS: sono i collaboratori familiari che possiedono conoscenze di base sia teoriche che tecniche ed operano con totale autonomia e responsabilità. Nel livello C troviamo i cuochi, nel livello CS gli assistenti alle persone non autosufficienti.
D e DS: sono i collaboratori familiari in possesso dei requisiti professionali e svolgono mansioni che richiedono responsabilità, autonomia decisionale o coordinamento. Sono inquadrati nel livello D maggiordomi, governanti o capo cuochi, (ecc..), nel livello DS troviamo badanti appositamente formati che assistono persone non autosufficienti.
Per le paghe minime contrattualmente previste per ogni livello rimandiamo alla nostra news “Lavoro domestico: aggiornati i minimi contrattuali 2020”.
Quali documenti sono necessari?
Per poter registrare e predisporre un contratto di lavoro domestico, il datore di lavoro e il lavoratore devono presentare questi documenti: carta d’identità e codice fiscale. Se una o entrambe le parti non sono comunitarie, è necessario il titolo di soggiorno, il passaporto o carta d’identità ed il codice fiscale.
Saremo al vostro fianco per trovare le soluzioni migliori.
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