Malattia professionale: nesso causale e onere della prova

La tutela in ambito Inail, con i relativi indennizzi, riguarda due eventi: gli infortuni e le malattie professionali. Per infortunio s’intende un evento perlopiù traumatico, avvenuto in occasione di lavoro e che ha comportato una o più lesioni.

Quando invece si parla di malattia professionale, si fa riferimento ad una patologia che è conseguenza, prevalentemente, di una prolungata esposizione a lavorazioni nocive (ad es. la ripetitività di certi movimenti o l’adozione di posture incongrue, ecc) oppure a fattori nocivi di natura ambientale (ambiente di lavoro rumoroso, presenza di sostanze cancerogene, ecc).

In entrambi i casi, affinché la tutela Inail operi, è quindi fondamentale la presenza del nesso causale, ovvero deve esserci un legame diretto tra attività lavorativa e menomazione.

Per le malattie professionali, poiché non derivano da una causa violenta né si manifestano in maniera immediata, può accadere che la dimostrazione del nesso causale sia un po’ più complessa. La normativa in materia prevede tuttavia una distinzione tra:

  • Malattie tabellate. Le tabelle previste dalla normativa riportano la patologia, il tipo di lavorazione e il periodo massimo di manifestazione della patologia dalla cessazione dell’attività lavorativa a rischio (per es. per cambio mansione o attività lavorativa, oppure per pensionamento). Se ricorrono contemporaneamente i tre elementi, il nesso causale è presunto per legge e quindi il riconoscimento da parte dell’Inail gode di un percorso facilitato. Semmai, ricade sull’Istituto l’onere di dover dimostrare un’eventuale causa diversa per la patologia denunciata.
  • Malattie non tabellate. Si tratta di tutte quelle patologie non previste dalle tabelle o di situazioni in cui manca uno degli elementi previsti dalla tabella (ad es. il tipo di lavorazione correlato). In tali casi ricade sul lavoratore, l’onere di dimostrare l’origine professionale della patologia.

L’eventualità di una patologia di per sé non tabellata non deve scoraggiare. Il Patronato Acli con i suoi operatori e consulenti medici è a disposizione per valutare le diverse situazioni e impostare la domanda di riconoscimento nel modo più completo e corretto possibile. Non mancano i casi di riconoscimento, con i relativi indennizzi, sia per patologie tabellate che non tabellate.

Alcuni esempi:

  • Giovanni, affetto da discopatie multiple, ha lavorato per ventiquattro anni come magazziniere, movimentando manualmente ogni giorno, centinaia di scatole di vario peso ed entità. L’Inail gli ha riconosciuto la malattia professionale con una percentuale del 7% e un indennizzo pari a 6.113,00 euro. Attualmente si sta comunque valutando se tale percentuale è corretta o sarà necessario procedere con una opposizione per ottenere una percentuale più elevata.
  • Franco ha invece svolto per quasi 40 anni il lavoro di muratore, quindi utilizzando quasi ogni giorno martelli pneumatici e altri strumenti rumorosi e sollevando e movimentando pesi rilevanti. Soffre di varie patologie: ipoacusia, ernie discali, tendinopatia delle spalle, meniscopatia. Seguendo il nostro consiglio, ha inoltrato delle domande di malattia professionale e ora è titolare di una rendita mensile di circa 350 euro.
  • Fausta invece ha lavorato per parecchi anni come operaia addetta all’assemblaggio di piccoli pezzi di materiale elettrico, compiendo ogni giorno dei movimenti caratterizzati da ripetitività e precisione. Le hanno riscontrato vari problemi agli arti superiori (sindrome del tunnel carpale, epicondilite, rizoartrosi). L’inail ha riconosciuto il nesso causale fra l’attività svolta ed una percentuale del 12% con un indennizzo pari a 21.159 euro.

Ricordiamo in ultimo che, trattandosi di prestazioni risarcitorie, tali importi non sono rilevanti ai fini fiscali.

Se ritieni che una patologia di cui sei affetto sia conseguenza dell’attività lavorativa che svolgi o hai svolto, contatta la sede più vicina per tutta la consulenza e l’assistenza necessaria.

Massimo Calestani